Introduzione

Lo schema del fallimento attiene al dominio Svilimento dell’autonomia e della performance, si attiva tipicamente quando non è stata data sufficiente attenzione ai bisogni di autonomia e di sviluppo delle competenze del bambino da parte dei genitori. Segni rivelatori di questo schema sono: scegliere ruoli al di sotto dei propri meriti o del proprio potenziale e/o evitare le promozioni o i progressi in ambito lavorativo e accademico. Un modo per affrontarlo può essere quello di prendere decisioni che comportano decisioni, perché questo significa provare a rompere lo schema.

Lo schema del fallimento all’interno della Schema Therapy

La Schema Therapy è un approccio di psicoterapia che si occupa della sofferenza psicopatologica a partire dall’individuazione dei Bisogni Emotivi Primari che non sono stati soddisfatti nei primi anni di vita. Una serie di fattori possono portare a questo vuoto: temperamento individuale del bambino, eventi traumatici, aspetti di inadeguatezza nelle modalità di relazione e accudimento da parte del caregiver sono tra le cause più comuni. Il bambino si abitua a non essere visto nei suoi bisogni fondamentali di sviluppo e dunque a non considerare come significativi i propri bisogni, svalutando i quali svaluta sé stesso. Non solo: si crea un sistema fisso di aspettative negative ed ipergeneralizzate, che porta il bambino a cercare nell’ambiente le stesse risposte disfunzionali, giudicanti e alienanti che è stato abituato a ricevere fin dai primi anni. Si creano schemi estremamente rigidi, detti Schemi Maladattivi Precoci (SMP) che danno vita e organizzano rappresentazioni iper-generalizzate di sé e di sé con l’altro (Young, Klosko, & Weishaar, 2003). Gli SMP sono raggruppati in cinque Domini, corrispondenti a tematiche di carattere più generale Distacco e rifiuto, Svilimento dell’autonomia e della performance, Indebolimento dei limiti, Gestione da parte degli altri, Ipervigilanza e inibizione (Young, Klosko, & Weishaar, 2003).

 

Bisogni emotivi non soddisfatti

Dominio

Schema disfunzionale

Attaccamento sicuro agli altri: stabilità, rispetto, accudimento amorevole, empatia, protezione, accettazione e integrazione

Distacco e rifiuto

Abbandono/ Instabilità; Sfiducia/ Abuso; Deprivazione emotiva; Inadeguatezza/ Vergogna; Esclusione sociale

Autonomia, competenza e senso di identità

Svilimento dell’autonomia e della performance

Dipendenza/Incompetenza; Vulnerabilità al pericolo e alle malattie; Invischiamento/Sé poco sviluppato; Fallimento

Limiti realistici e auto-controllo

Indebolimento dei limiti

Pretese/Grandiosità; Autocontrollo e Autodisciplina insufficiente

Libertà di esprimere i propri bisogni ed emozioni

Gestione da parte degli altri

Sottomissione; Autosacrificio; Ricerca di approvazione e riconoscimento

Spontaneità e gioco

Ipervigilanza e inibizione

Negatività/Pessimismo; Inibizione emotiva; Standard severi; Punizione

Tabella 1: Schema riassuntivo dei domini e dei relativi schemi disfunzionali (Young, Klosko, & Weishaar, 2003)

All’interno della ST hanno poi importanza i Mode, intesi come l’insieme di modalità di atteggiamenti che il soggetto usa in un determinato momento per relazionarsi con Sé e con l’ambiente. Essi rappresentano la dimensione del Sé attiva in quella situazione. Si distinguono in:

  • Mode del Bambino (Bambino Vulnerabile, Bambino Arrabbiato, Bambino Impulsivo/Indisciplinato, Bambino Felice)
  • Mode del Genitore Disfunzionale (Genitore Punitivo/Critico, Genitore Abusante, Genitore Richiedente)
  • Mode dell’Adulto Sano (in grado di accudire il Bambino Vulnerabile, contenere il Bambino Arrabbiato/Impulsivo/Indisciplinato, secondo principi di equità e rispettando i bisogni evolutivi)
  • Mode di Coping Disfunzionale (Resa, Evitamento, Ipercompensazione)

Nello specifico, lo Schema del Fallimento si sviluppa quando non sono stati visti o soddisfatti i bisogni emotivi legati all’autonomia, allo sviluppo delle competenze e del senso di identità individuale del bambino: si tratta di una situazione di sofferenza profonda che impedisce al bambino di sviluppare in modo sereno e sintonico le proprie potenzialità in termini di identità.

Riconoscere lo schema del fallimento

Quando lo schema del fallimento si attiva si ha la sensazione di non essere in grado di raggiungere i propri obbiettivi, di avere inferiori capacità rispetto agli altri (Stanza, 2020). Alcuni segnali ci aiutano a riconoscere lo schema del fallimento. In primo luogo, è comune svilupparlo se i genitori sono stati molto critici o, viceversa, hanno ignorato del tutto bisogni e pregi dei figli. Altri segni rivelatori di questo schema sono:

  • Non adottare le misure necessarie per sviluppare competenze stabili e sicure a livello lavorativo.
  • Scegliere ruoli al di sotto dei propri meriti o del proprio potenziale.
  • Evitare le promozioni o i progressi in ambito lavorativo e accademico.
  • Ottenere un lavoro, ma essere licenziati perché si ha la tendenza a procrastinare i compiti da svolgere per mancanza di puntualità o negligenza.
  • Non impegnarsi in una professione, passare da un lavoro all’altro.
  • Scegliere una carriera molto dura o difficile da intraprendere e non sapere quando sarà possibile esercitarla (es. attore, calciatore, etc).
  • Paura di prendere l’iniziativa o decisioni sul posto di lavoro.
  • Scegliere un partner che ha successo nel lavoro e nella vita. (Hidalgo, 2023)

Come superare lo schema del fallimento?

Liberarsi dello schema del fallimento non è un compito facile. Alcuni obiettivi terapeutici in genere proposti per combattere lo schema del fallimento sono:

  1. Riconoscere l’attivazione dello schema: il paziente deve essere consapevole delle situazioni in cui si attiva il suo schema. Per esempio potrebbe tenere un diario in modo che il terapeuta possa osservare le situazioni di attivazione più comuni. Una volta consapevole del fatto che lo schema si attiva in un determinato modo, il paziente, deve provare a non lasciarsi travolgere. Una frase utile in questi casi è: “Il mio schema di fallimento sta entrando in azione. Non ho intenzione di muovermi in base a quello che mi dice anche se è quello che ho sempre fatto”.
  2. Prendere decisioni che comportano dei cambiamenti. Lo schema del fallimento guida a prendere decisioni che hanno un solo obbiettivo: confermare l’idea della persona di essere perennemente sconfitta. Ecco alcuni consigli utili per uscire dallo schema:
  3. Creare un promemoria. Potreste creare un promemoria per ricordarvi in cosa consiste lo schema allo scopo di usarlo quando serve.
  4. Scegliere attività motivanti. Cercate di includere nella vostra vita obiettivi soddisfacenti per il percorso da intraprendere e non tanto per il loro raggiungimento.
  5. Fare un elenco delle proprie abilità e dei propri successi. Questo aiuterà a ricordare che nel corso della vostra vita non hanno prevalso solo la sfortuna, la frustrazione e il fallimento (Hidalgo, 2023.)

Un caso clinico

La descrizione di sintomatologia, diagnosi e trattamento qui descritta è tratta da un articolo di Terenzi, Carmelita, Capo (Terenzi, Carmelita, & Capo, 2017). La protagonista è una donna di 45 anni, single, che lavora come impiegata, che chiameremo Daniela. La sintomatologia è stata osservata dal medico di base che le ha consigliato di rivolgersi ad uno psicoterapeuta e presenta diminuzione del tono dell’umore, apatia, anedonia, perdita di interessi, crisi d’ansia acute (con tremori, tachicardia e sintomi psicosomatici come cefalea tensiva, vertigini e stanchezza cronica). Daniela riferisce sentimenti di inadeguatezza, connessi a bassa autostima e ad alterazioni delle valenze affettive ed emotive dell’immagine di Sé. La sintomatologia è connessa al lutto per la perdita della madre, avvenuta per una malattia neurologico-degenerativa durata quattro anni: Daniela aveva assistito in via esclusiva la madre fino alla fine.

L’anamnesi rivela un’infanzia infelice caratterizzata da uno stile genitoriale esigente, punitivo e dalla scarsa capacità di sintonizzazione emotiva sui bisogni emotivi della bambina, sempre subordinati a doveri (come ad esempio quello di svolgere le faccende domestiche di pomeriggio, invece di recarsi in strada nel dopo-scuola a giocare con le amiche). Tutti i risultati della bambina erano giudicati con severità, soprattutto dal padre, che lei aveva un grande timore di deludere. La madre viene descritta come ambivalente e critica, il padre anaffettivo e giudicante, i fratelli (Daniela è secondogenita di tre fratelli) lontani affettivamente da lei.

La diagnosi psicodinamica osserva prima di tutto come non aver soddisfatto il bisogno primario si sentirsi competente e autonoma abbia minato la costruzione di un senso d’identità equilibrato in Daniela, impedendole di sviluppare la capacità di esprimere la propria soggettività e il proprio bisogno di intimità, percependosi invece come non meritevole di amore. Una bassa autostima e un insufficiente senso di autoefficacia hanno consolidato il perpetuarsi di una rigida rappresentazione di sé, che si è concretizzata nell’idea di non essere in grado di compiere attività quotidiane autonomamente.

Gli Schemi Maladattivi Precoci attivati sono stati:

–          Lo Schema di Deprivazione Emotiva

–          Lo Schema di Inadeguatezza/Vergogna

–          Lo Schema di Dipendenza/Incompetenza

–          Lo Schema di Negativismo/Pessimismo.

Dopo le prime tre sedute di valutazione psicodiagnostica è stata introdotta una terapia farmacologica (SSRI)che è riuscita a contenere la sintomatologia acuta, negli aspetti ansiosi, di ruminazione e depressivi.

La psicoterapia ha permesso in una prima fase alla paziente di comprendere i fenomeni clinici alla base del suo funzionamento mentale e la presenza degli Schemi Maladattivi. La ‘psicoeducazione’ ha permesso un aumento della mentalizzazione, della capacità di automonitoraggio e gestione funzionale dei propri stati emotivi: Daniela ha iniziato a stare meglio. In una seconda fase di natura interpretativa, attraverso la tecnica della Life Review è stata individuata l’origine degli Schemi e degli stili di coping disfunzionali ed è stato mostrato alla paziente come tali credenze abbiano confermato l’idea disfunzionale della paziente su di sé, sugli altri e le relazioni con loro. Attraverso la tecnica delle due sedie la parte Bambina ha trovato finalmente spazio e ha visto soddisfatti i bisogni di sentirsi amata, curata e riconosciuta come competente, permettendo di riconoscere e depotenziare la componente del Genitore Disfunzionale: la diminuzione di modalità critiche e punitive ha lasciato il posto a sensazioni di sicurezza e di serenità.

Attraverso l’Imagery with Rescripting (IWR) Daniela ha potuto, tramite l’immaginazione, rivivere momenti pregnanti della sua infanzia, che avevano portato alla creazione degli Schemi Maladattivi Precoci, riattivando intensi stati emotivi immagazzinati nell’amigdala. Il vissuto traumatico è stato riattivato ma rivissuto attraverso lo sguardo dell’Adulto Sano, che ha potuto accogliere i bisogni della Bambina senza giudizio.

L’intervento di psicoterapia è durato due anni ed era in corso durante la stesura dell’articolo, ma era passato da incontri settimanali a incontri bisettimanali di supporto. Il confronto delle valutazioni testistiche[1] prima della terapia e il follow-up a 12 mesi hanno mostrato quello che la paziente riportava in seduta: il decremento dei livelli di ansia e depressione, la diminuzione della rigidità cognitiva e l’introduzione di strategia di pensiero e comportamento più funzionali e adeguate.

Conclusione

Alla luce dell’esemplificazione clinica sopra riportata e delle informazioni sul modello di ST appare evidente come tale approccio psicoterapeutico sia funzionale alla comprensione e al trattamento di disturbi di natura psicopatologica che implichino l’attivarsi di SMP, tra cui quello del fallimento.

 

Bibliografia

  • Hidalgo, A. E. (03, Gennaio 2023). Riconoscere lo schema del fallimento. Tratto da La mente è meravigliosa: https://lamenteemeravigliosa.it/riconoscere-lo-schema-del-fallimento/
  • Stanza, N. (20, Gennaio 2020). Gli SCHEMI o TRAPPOLE della SCHEMA THERAPY di J. YOUNG. Tratto da Psicologo Potenza: https://www.psicologopotenza.it/2020/01/20/schemi-trappole-schema-therapy/
  • Terenzi, S., Carmelita, A., & Capo, R. (2017). LA SCHEMA THERAPY: UN CASO CLINICO. Mente e Cura, p. 111-133. Tratto da https://www.irppiscuolapsicoterapia.it/wp-content/uploads/2021/04/Terenzi-2017.pdf
  • Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2003). Schema therapy: A practitioner’s guide. New York: Guilford Press.