Introduzione

La psicoterapia è una professione affascinante e complessa che richiede oltre a specifiche competenze tecniche, anche una profonda comprensione delle emozioni umane. Mentre di solito l’attenzione si concentra su emozioni e sfide affrontate dai pazienti, quelle vissute dai terapeuti tendono a rimanere sullo sfondo. In passato e nell’immaginario collettivo, lo psicoterapeuta è stato erroneamente visto come una figura distaccata e imperturbabile, una sorta di specchio neutrale per le emozioni e le esperienze del paziente. Riconoscere e gestire le proprie emozioni è invece essenziale per i professionisti, sia per il loro benessere personale che per l’efficacia del loro lavoro clinico. Questo articolo offre uno sguardo approfondito sulle emozioni del terapeuta, sottolineando l’importanza della gestione emotiva per una pratica terapeutica efficace e sostenibile.

Le sfide emotive in Psicoterapia

 La relazione tra terapeuta e paziente è il fulcro della psicoterapia, una connessione non solo professionale ma anche profondamente umana. Enunciati per la prima volta nella teoria psicoanalitica di Sigmund Freud, troviamo i concetti di transfert e controtransfert, che riflettono dinamiche inconsce che influenzano profondamente il rapporto terapeutico. Con il termine transfert si intende il fenomeno per cui i pazienti proiettano sentimenti, desideri e aspettative originariamente diretti verso figure significative del passato – spesso i genitori – sul terapeuta. Questo processo che può manifestarsi in vari modi (tra cui affetto, odio, dipendenza o idealizzazione), permette ai pazienti di rivivere e rielaborare esperienze passate in un contesto sicuro, facilitando la comprensione e la risoluzione dei conflitti inconsci. Il controtransfert, invece, si riferisce alle reazioni emotive del terapeuta nei confronti del paziente. Inizialmente considerato da Freud come un ostacolo alla terapia, è oggi visto come uno strumento prezioso, in quanto le reazioni del terapeuta possono fornire indizi importanti sulle dinamiche relazionali, sui conflitti del paziente e il progredire del percorso.

Essere autentici e trasparenti riguardo alle proprie emozioni, entro i limiti professionali, può rafforzare la relazione terapeutica. Ad esempio, un aspetto particolarmente gratificante è assistere alla crescita e al cambiamento positivo nei pazienti: vedere una persona superare le proprie difficoltà e sviluppare nuove capacità è fonte di grande soddisfazione e gioia e questa esperienza di crescita condivisa può anche rinforzare il senso di scopo e significato nel lavoro del terapeuta.  Allo stesso tempo i terapeuti sono spesso esposti a storie di trauma, sofferenza e dolore, e il contagio emotivo che può derivare potrebbe generare un duro contraccolpo nel momento in cui i terapeuti si sentissero sopraffatti dalle storie ed esperienze dei loro pazienti, al punto da provare ansia, depressione o altre forme di disagio emotivo. Se l’empatia, definita come capacità di comprendere e condividere i sentimenti dell’altro, risulta essenziale per costruire un rapporto terapeutico sicuro e di fiducia, un’eccessiva identificazione può portare a burnout, caratterizzato da un senso di esaurimento fisico ed emotivo, cinismo e inefficacia professionale o – come emerso da uno studio di Figley (2002) – alla “fatica da compassione”, una condizione simile al burnout ma specifica per chi lavora in ambito di cura.

Strumenti per la Gestione delle Emozioni del Terapeuta

 Come precedentemente discusso, le emozioni del terapeuta possono influenzare significativamente il processo terapeutico, se riconosciute e propriamente gestite. Al contrario, se il terapeuta è sopraffatto dalle proprie emozioni, questo può interferire con la capacità di essere presente e attento alle esigenze del paziente.

Esistono una serie di strumenti a supporto dei professionisti, tra cui:

  • La supervisione è uno strumento fondamentale per aiutare i terapeuti a esplorare e comprendere le loro reazioni emotive. Un supervisore esperto può infatti offrire una prospettiva esterna e aiutare il terapeuta a elaborare le emozioni difficili, prevenendo il rischio di controtransfert negativo e burnout;
  • I gruppi di discussione con altri professionisti possono dare ulteriore supporto emotivo e nuove prospettive. Condividere esperienze e strategie con colleghi può aiutare a normalizzare le difficoltà emotive e trovare soluzioni efficaci;
  • La terapia personale fornisce sia uno spazio sicuro per esplorare le proprie emozioni che aiutare i terapeuti a comprendere meglio l’esperienza del paziente, migliorando l’empatia e la competenza terapeutica;
  • La formazione continua risulta cruciale per mantenere aggiornate le competenze e le conoscenze terapeutiche. Partecipare a workshop, conferenze e corsi di aggiornamento può offrire nuove idee e tecniche per gestire le emozioni nel contesto terapeutico;
  • Le pratiche di mindfulness e altre tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda e la meditazione, possono aiutare a gestire lo stress e mantenere l’equilibrio emotivo. La mindfulness, in particolare, aiuta i terapeuti a rimanere presenti e a gestire le emozioni senza esserne sopraffatti;
  • La riflessione continua è essenziale per la crescita personale e professionale dei terapeuti. Tenere ad esempio, un diario delle proprie esperienze emotive, partecipare a gruppi di discussione professionale e impegnarsi in una formazione continua sono strategie d’aiuto per comprendere e gestire meglio le proprie emozioni;
  • L’attività fisica regolare e il tempo dedicato a hobby e interessi personali sono ulteriori strategie efficaci per prevenire il burnout. Queste attività offrono ai terapeuti l’opportunità di ricaricare le energie, staccare mentalmente dal lavoro e coltivare un equilibrio tra vita professionale e personale.

Conclusione

 Le emozioni del terapeuta sono una componente fondamentale nel processo psicoterapeutico. Un terapeuta in grado di gestire funzionalmente le proprie emozioni è più capace di creare un ambiente sicuro e di supporto per il paziente. Attraverso il riconoscimento e gestione delle criticità e sfruttando gli strumenti a sua disposizione, quali la supervisione, la terapia personale, la mindfulness e la formazione continua, i terapeuti possono navigare le complessità emotive del loro lavoro, sviluppando strategie per mantenere l’equilibrio personale e poter crescere nel ruolo.

 

Bibliografia

  • Figley, C. R. (2002). Treating Compassion Fatigue. New York: Brunner-Routledge.
  • Gabbard, G. O. (2001). A Contemporary Psychoanalytic Model of Countertransference. Journal of Clinical Psychology, 57(8), 983-991.
  • Skovholt, T. M., & Trotter-Mathison, M. J. (2011). The Resilient Practitioner: Burnout and Compassion Fatigue Prevention and Self-Care Strategies for the Helping Professions. New York: Routledge.