In questi mesi abbiamo fatto un lungo viaggio nell’immenso mondo delle emozioni. Un costrutto molto complesso, ma soprattutto tanto studiato nel corso della storia e non solo dalla psicologia, che ha affascinato gli studiosi, ha mobilitato ricercatori, università e centri di ricerca per capire cosa sono queste emozioni che ci accompagnano sin dalla nascita, ci proteggono e a volte ci fanno del male.

“Cos’è un’emozione?”, una domanda che si sono posti tantissimi psicologi sin dal 1884 e che ha portato a elaborare numerose teorie allo scopo di spiegare l’esperienza emotiva. Ed essendo un’esperienza tanto complessa, quanto comune e universale, che investe tutti gli esseri umani, tantissimi mondi ne hanno parlato tra cui il cinema che ha addirittura dedicato un film di animazione, uscito recentemente nelle sale cinematografiche, per cercare di capire cosa accade nella nostra testa quando viviamo delle esperienze: Inside Out 2. Séguito dell’iconico film d’animazione del 2015, ha incantato il pubblico con un nuovo viaggio nella mente umana. Pixar, nota per le sue narrazioni avvincenti e le profonde riflessioni emotive, è riuscita a regalare ancora una volta una storia in grado di intrattenere ed aprire alla riflessione, rendendo questo sequel uno strumento potente per allenare l’empatia tra gli spettatori di tutte le età, consapevoli di come proprio l’empatia risulti essenziale per costruire relazioni sane e comprendere le dinamiche emotive che ci circondano. Ma prima di entrare dentro il film, ci poniamo una domanda: cos’è l’empatia? Oggi, si sente spesso parlare di “empatia” nel linguaggio comune, ma effettivamente cosa significa? Essa non appare un costrutto di facile comprensione e definizione. Fin dagli inizi del Novecento numerosi studiosi hanno prodotto diversi risultati, elaborato molteplici teorie, hanno dato il loro contributo passando dall’empatia affettiva a quella cognitiva ai modelli multifattoriali a quelli che considerano anche l’aspetto corporeo, gestuale, mimico sino a quelli che, a oggi, includono anche l’approccio neuroscientifico che analizza i circuiti cerebrali implicati e i neuroni a specchio. Affinché ci sia empatia è importante lo sviluppo e la presenza di alcune competenze cognitive e affettive fondanti quali il riconoscimento delle emozioni, l’assunzione della prospettiva dell’altro, la capacità di “mettersi nei panni degli altri”: tutte abilità necessarie per ogni essere umano al fine di “vedere e provare una situazione con le emozioni che sta vivendo un’altra persona, di mettersi nei “panni degli altri” e condividerne lo stato emotivo in modo vicario, ossia provare un’emozione simile o uguale a quella dell’altro, pur nella consapevolezza che tale esperienza non è la nostra, ma quella di chi si sta osservando” (Marta & Alfieri, 2017; Albiero & Matricardi, 2006). Dunque, l’empatia è un potente fenomeno interpersonale di cui facciamo esperienza quotidianamente nelle relazioni sociali. Essa permette di vivere in gruppo e di socializzare, apre la strada per lo sviluppo del ragionamento morale e motiva l’agire del comportamento prosociale (Decety, 2011).

Partendo da questo presupposto e rientrando dentro “Inside Out 2”, il film utilizza una narrazione visiva e di semplice fruizione per generare empatia tra gli spettatori, mostrando le storie e le emozioni dei vari personaggi in modo che il pubblico possa identificarsi con loro. Uno degli strumenti più potenti che offre è, inoltre, la capacità di riconoscere e validare le emozioni, mostrando come tutte loro, piacevoli o spiacevoli, giochino un ruolo importante nella nostra vita.

Visto con gli occhi dei bambini, il film aiuta a capire situazioni difficili in modo semplice e a sentirsi vicini ai protagonisti. Vedere le emozioni dei personaggi animate e personificate permette ai più piccoli di comprendere meglio come si sentono gli altri e perché. La storia di Riley, che affronta sfide e trionfi, insegna che tutti possiedono emozioni complesse e che queste sono una parte normale e importante della vita, esplorando anche il tema della comunicazione emotiva e della risoluzione dei conflitti, offrendo così strumenti pratici per affrontare le difficoltà relazionali. Il film mostra, infatti, ai bambini l’importanza di esprimere le proprie emozioni in modo chiaro e aperto: i personaggi di “Inside Out 2” discutono liberamente delle loro emozioni, mostrando che è sicuro e utile parlare di come si sentono e si pone da esempio per sviluppare competenze comunicative che li aiuteranno a risolvere i conflitti in modo più efficace.

Per quanto riguarda gli adolescenti, che iniziano a sperimentare emozioni più intense e complesse contro le quali spesso lottano o che faticano ad accettare, questo film si pone come rappresentazione accurata delle loro esperienze. Le sfide che Riley affronta mentre cresce risuonano con quelle tipiche di questa fase della vita, come l’identità, l’amicizia e la pressione sociale. Vedendola navigare attraverso queste situazioni, gli adolescenti possono sviluppare una comprensione più profonda delle emozioni dei loro coetanei, migliorando così la loro capacità empatica. Offre inoltre un potente messaggio sulla validità di tutte le emozioni, che è normale e accettabile sentirsi tristi, arrabbiati o spaventati e come le emozioni interagiscano con dinamiche sociali e personali. “Inside Out 2” mostra che il confronto delle emozioni non deve essere un processo distruttivo, ma come possa portare a una maggiore comprensione e rafforzamento delle relazioni, insegnamento cruciale per aiutare gli adolescenti a navigare nelle dinamiche sociali in continua evoluzione.

Gli adulti, che possono guardare “Inside Out 2” da una prospettiva più matura, hanno l’opportunità di riflettere sulle proprie esperienze passate e presenti; il film può fungere da catalizzatore per conversazioni significative con i propri figli e su come riconoscere e validare le loro emozioni in divenire, e anche tra pari, promuovendo una cultura di apertura emotiva e comprensione reciproca, anche nei contesti professionali. Vedere le emozioni dei personaggi espresse in modo così viscerale può aiutare gli adulti a riconoscere e a comprendere meglio le emozioni delle persone nella loro vita portando ad una maggiore empatia e a relazioni più forti e autentiche, mostrando come ignorare o reprimere le emozioni possa avere conseguenze negative, mentre riconoscerle e affrontarle possa portare a una maggiore comprensione e connessione emotiva. Il film illustra, inoltre, l’importanza di ascoltare attivamente e di rispondere con empatia, piuttosto che reagire impulsivamente e può essere considerato come elemento oltre il semplice intrattenimento, ma venire utilizzato come strumento didattico. Educatori e genitori possono infatti sfruttare le storie e i personaggi del film per insegnare lezioni importanti sull’empatia, attraverso discussioni guidate dopo la visione del film che aiutino i più giovani ad esprimere ciò che hanno provato e a capire meglio le emozioni degli altri oppure progettando attività creative, come il disegno o la scrittura, al fine di approfondire ulteriormente certi concetti.

Nel “metterci nei panni” di bambini, adolescenti e adulti e cercando di capire come ciascuna di queste età può osservare il film, darne una lettura in base alle proprie competenze cognitive ed emotive, ci siamo posti una domanda: ma come nasce e si sviluppa l’empatia?

Per rispondere a questa domanda, abbiamo trovato molto interessante (anche seppur un po’ data) la teoria di Hoffmann, il quale individua cinque stadi di sviluppo dell’empatia:

  • Sofferenza empatica globale: nei primi mesi di vita i neonati percepiscono la sofferenza di qualcuno, ne fanno propria l’emozione, vivendola come se quello stato emotivo non avesse una causa esterna ma interna;
  • Sofferenza empatica egocentrica: alla fine del primo anno di vita, il bambino risponde ancora alla sofferenza di un suo coetaneo attraverso la mimesi, ma adesso inizia a percepire una distinzione tra sé e l’altro;
  • Sofferenza empatica quasi-egocentrica: in questa fase i bambini iniziano a manifestare comportamenti chiaramente diretti all’aiuto dell’altro, ma non riescono ancora a rendersi conto che gli altri hanno stati interni indipendenti. Sanno che il loro coetaneo soffre, ma sono ancora troppo egocentrici per usare tipi di aiuto che non siano quelli da cui loro stessi ricevono conforto.
  • Sofferenza empatica veridica: verso la fine del secondo anno di vita i bambini iniziano a essere consapevoli che gli altri hanno stati interni (pensieri, sentimenti, desideri) e che essi possono differire dai propri. Verso i sei anni si sviluppa una maggiore competenza linguistica, che consente di interagire più appropriatamente con i significati simbolici e che rende i bambini più abili nell’assumere il ruolo dell’altro.
  • Sofferenza empatica al di là della situazione immediata: l’empatia, grazie all’emergere di complessi meccanismi cognitivi, giunge alla sua forma più matura. Intorno ai nove anni, i bambini sviluppano un senso del sé coerente e stabile che li consente di concepire se stessi e gli altri come esseri dotati di continuità, con una storia ed una propria identità personale. Da questo momento la conoscenza della vita dei coetanei e delle loro esperienze passate inizia a influenzare la risposta empatica.

Quindi, l’empatia per Hoffman è un’abilità che evolve, che cambia forma, che si differenzia progressivamente. L’autore trova spazio per diverse forme di empatia, che cambiano, si evolvono e diventano più complesse man mano che i processi cognitivi che la mediano maturano (Albiero & Matricardi, 2006).

Alla luce di tutto ciò che abbiamo scritto qui sopra e riagganciandoci al film, “Inside Out 2” offre un contributo significativo agli spettatori di tutte le età, fornendo strumenti preziosi per sviluppare l’empatia e la capacità di mettersi nei panni degli altri. Attraverso una rappresentazione vivida delle emozioni, il film educa i bambini, gli adolescenti e gli adulti a riconoscere, validare e comunicare le proprie emozioni e quelle degli altri. La narrazione del film, ricca di storie ed esperienze emotive, costruisce un ponte di comprensione tra gli spettatori e i personaggi, promuovendo una maggiore empatia e connessione umana. “Inside Out 2” si prospetta essere più di un semplice film d’animazione; è una finestra aperta sul complesso mondo delle emozioni umane. Offrendo una rappresentazione sincera e approfondita delle esperienze emotive, il film ha il potenziale di allenare l’empatia in spettatori di tutte le età. Attraverso le storie di Riley e delle sue emozioni, impariamo che comprendere e condividere i sentimenti degli altri è una competenza fondamentale per la crescita personale e sociale. Pixar, con la sua magia narrativa, continua a illuminare la strada verso un mondo più empatico e comprensivo.

 

Bibliografia

  • Albiero, P., & Matricardi, G. (2006). Che cos’è l’empatia. Roma: Carocci Editore.
  • Decety, J. (2011). The neuroevolution of empathy. Annals of the New York Academy of Science, 1231, 35-45.
  • Hoffman, M. L. (2000). Empathy and moral development. Implications for caring and justice. Cambridge: Cambridge University Press (trad. it. Empatia e Sviluppo Morale, il Mulino, Bologna, 2008).
  • Marta, E., & Alfieri, S. (2017). Empatia e altruismo. Come e perché aiutiamo gli altri entrando nei loro panni. Cinisello Balsamo (Milano): Edizioni San Paolo.