Introduzione

L’articolo prende in considerazione la nascita delle emozioni primarie e secondarie dalla nascita del bambino e lungo i primi anni di sviluppo, mostrando la continua tensione tra aspetti genetici e ambientali nella costruzione del mondo emotivo interno del bambino.

Sviluppo emotivo del bambino

La psicologia infantile moderna ha suscitato numerosi dibattiti riguardo alla natura del carattere dei bambini e all’interazione tra fattori ambientali, socio-educativi e genetici. Un tema centrale è stato se i bambini siano tutti suscettibili alla stessa forma di educazione oppure se abbiano una propria personalità già alla nascita. Gli studi condotti su gemelli omozigoti, che condividono lo stesso patrimonio genetico e vengono dati in adozione a famiglie diverse, hanno rivelato che nonostante l’ambiente educativo diverso, il temperamento, una parte del carattere che è geneticamente determinata e immutabile, gioca un ruolo significativo nello sviluppo.

Sono principalmente tre le teorie che cercano di spiegare alcuni aspetti della nascita e la regolazione delle emozioni.

1. Secondo la prospettiva genetico-maturazionista le emozioni sono il prodotto di fattori biologici: le differenze nel temperamento del bambino determinano l’intensità delle reazioni infantili e anche la capacità di controllare le proprie reazioni all’evento stimolante. Il temperamento può essere definito come la base biologica ed emotiva della personalità. Secondo la classificazione di Chess e Thomas, è possibile individuare diversi temperamenti fin dalla più tenera età:

  • Bambino facile: tendenzialmente di umore positivo, tende a ricercare spontaneamente una propria ruotine giornaliera funzionale e si adatta alle nuove esperienze senza difficoltà.
  • Bambino difficile: piange spesso e fatica ad adattarsi a ruotine regolari, fatica ad accettare i cambiamenti e tende ad avere emozioni emotive intense e negative.
  • Bambino ‘lento a scaldarsi’: di solito con umore piatto, qualche volta negativo, con un basso livello di attività.

Il temperamento è la risposta di ognuno agli stimoli esterni, la natura e l’umore di fondo del nostro personalissimo modo di stare al mondo.

2. Secondo la prospettiva dell’apprendimento le emozioni invece derivano soprattutto da esperienze individuali, in relazione all’ambiente. Il genitore o la figura di accudimento incentiva alcune manifestazioni emotive e ne scoraggia altre, anche in modo inconsapevole, attraverso risposte verbali e non verbali.

3. Secondo la prospettiva funzionalista le emozioni sono funzionali ad ottenere un ottimale adattamento all’ambiente. Viene in questo modo enfatizzata al componente sociale: le emozioni ci aiutano a stabilire e mantenere le relazioni sociali, e forniscono segnali importanti per regolare il comportamento.

Precursori emotivi

Sroufe sostiene che le emozioni in senso stretto non esistano alla nascita, ma che emozioni come rabbia, paura e gioia si sviluppino entro il primo anno di vita, dalla trasformazione delle reazioni fisiologiche precoci presenti nei primi mesi di vita. Solo quando un bambino attribuisce intenzionalità alle sue azioni e associa significato all’esperienza, la sua reazione emotiva cessa di essere un precursore e diventa un’emozione fondamentale.

Lo sviluppo delle emozioni primarie 

Il sorriso e il pianto

Il sorriso aiuta il bambino a comunicare. Esistono infatti diversi tipi di sorriso nel neonato:

  • Sorriso riflesso (non è collegato a stimoli esterni ma a uno stato di benessere interno e compare spesso nel sonno)
  • Sorriso esogeno (compare tra le 3 e le 8 settimane e rappresenta una risposta a stimoli esterni, soprattutto collegati alla cura dei genitori che iniziano a trattare il bambino come soggetto sociale attivo.
  • Sorriso sociale: si sviluppa dai 2 mesi circa, in risposta a stimoli forniti dalle persone familiari; con esso il bambino esprime piacere e non risponde semplicemente a uno stimolo esterno.
  • Sorriso di Duchenne: è il sorriso speciale riservato al contatto con la madre, rimarrà per tutta la vita come il sorriso autentico e non forzato che coinvolge tantissimi muscoli facciali ed esprime un’apertura spontanea.

Esistono differenze temperamentali, culturali e di genere che caratterizzano frequenza, durata e intensità dei sorrisi del bambino.

Il pianto permette ai neonati di comunicare e si differenzia con il passare del tempo. Il pianto di base ad esempio sembra connesso alla fame ed è caratterizzato da un pianto alternato da un silenzio e da un pianto successivo con tonalità più alta. Il pianto di dolore invece ha tonalità sonore più forti, ed è provocato da stimoli intensi ed improvvisi.

La paura

La paura nei primi anni di vita si manifesta come paura nei confronti dell’estraneo o dell’ignoto. Si tratta di una paura universale ma modulata da elementi di natura genetica o culturale.

Sroufe distingue due fasi nella manifestazione della paura:

  • Diffidenza: a partire dai 3 mesi i bambini possono essere turbati dalla presenza di estranei
  • Paura vera: a partire dai 7 mesi i bambini possono reagire in modo ad eventi specifici con una carica ansiogena per loro.

Lo sviluppo delle emozioni secondarie

Le emozioni secondarie o complesse caratterizzano, a differenza delle primarie, l’esperienza dell’essere umano in quanto dotato di cognizione e consapevolezza.

Si manifestano a partire dalla metà del secondo anno di vita e sono:

  • Gelosia (a partire da un anno)
  • Senso di colpa (richiede che il bambino abbia sviluppato il senso di responsabilità e l’interiorizzazione della regola. Successivamente nel tempo si sviluppano anche orgoglio e vergogna).
  • Orgoglio (connesso alla gioia di aver compiuto una determinata azione)
  • Vergogna (connessa al mancano raggiungimento di obiettivi considerati standard, come viene rimandato dal caregiver di riferimento)

Empatia

Per il bambino è estremamente complesso comprendere le emozioni dell’altro da Sé, uscendo dalla propria prospettiva egocentrica. I processi di sintonizzazione sono la base entro la quale si sviluppa la capacità empatica. Le interazioni faccia a faccia madre-figlio aiutano i bambini a riconoscere le emozioni positive (con più facilità e frequenza rispetto a quelle negative (Izard, 1995)).

Più analiticamente, potrebbero sviluppare l’abilità di distinguere la gioia prima della rabbia, in linea con la linea temporale della comparsa delle emozioni nei primi mesi di vita del bambino (prima il sorriso e poi la paura).

Conclusione

Da questa breve trattazione emerge l’importanza delle emozioni sia come strumento di conoscenza di Sé e dei propri bisogni che di comunicazione con l’ambiente: ambiente familiare e cultura hanno una funzione di modellamento dell’abilità emotiva, creando una matrice che rimarrà anche per gli anni futuri.

 

Bibliografia

  • Chess, S. Thomas A. ‘Conosci tuo figlio. Un’autorevole guida per i genitori di oggi’ Giunti Editore, 2022
  • Leman P. et al., Psicologia dello sviluppo, MacGraw-Hill Education, Milano
  • Sroufe, A. Lo sviluppo delle emozioni. I primi anni di vita, Raffaello Cortina editore, 2000